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Direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici, i chiarimenti del relatore.

18/01/2023

In attesa del voto previsto il 9 febbraio sulla direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici, arrivano alcuni chiarimenti direttamente dal relatore. Ecco quanto spiegato nel corso di un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore dall’irlandese Ciarán Cuffe.

  1. Quali sono gli obiettivi sul piano energetico dell’Ue?
  2. Direttiva europea sulla classe energetica degli immobili, cosa può accadere in Italia
  3. L’iter della direttiva europea sulle case

Ciarán Cuffe è il relatore nel Parlamento europeo della proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli immobili in discussione, il cui obiettivo è quello di “aiutare i Paesi membri a rendere gli immobili meno dispendiosi e inquinanti”.

Quali sono gli obiettivi sul piano energetico dell’Ue?

Nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano economico, Cuffe ha innanzitutto spiegato che “il testo fa parte del progetto ‘Fit for 55’, con cui l’Unione europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990”. Nel dettaglio, “l’obiettivo del testo è di aiutare i Paesi membri a far sì che gli immobili siano più comodi, meno dispendiosi, riducendo l’uso di fonti fossili, combattendo la povertà energetica e l’aria inquinata, nelle nostre case come nelle nostre città”.

Cuffe ha voluto specificare che “la proposta di direttiva presentata dalla Commissione prevede che ciascun Paese individui il 15% del parco immobiliare più inquinante (appartenente quindi alla classe G) e che ne migliori l’efficienza energetica”. 

E ha aggiunto: “Nella nostra proposta, vogliamo che gli edifici con le peggiori prestazioni (cioè appartenenti alle classi G, F ed E), pubblici e non residenziali, raggiungano la classe D entro il 2030. Gli edifici residenziali e di edilizia sociale hanno tempo fino al 2033 o più per raggiungere questo obiettivo. Sono previste deroghe specifiche in caso di circostanze nazionali giustificate, come ad esempio una temporanea carenza di lavoratori, o nel caso in cui gli Stati membri vogliano adeguare i requisiti di prestazione energetica per alcune parti del patrimonio edilizio”.

Direttiva europea sulla classe energetica degli immobili, cosa può accadere in Italia

Soffermandosi sulla preoccupazione che c’è in Italia, dove è presente un parco immobiliare vetusto, il relatore nel Parlamento europeo della proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli immobili ha spiegato che “il testo della direttiva prevede eccezioni: gli immobili storici, quelli protetti (...) secondo la legislazione nazionale, saranno esentati dalle ristrutturazioni. La stessa definizione di immobile storico sarà demandata ai singoli Paesi membri, e non intendiamo chiedere di abolire leggi che attualmente proteggono i centri storici. In ogni caso, i monumenti non sono coperti dalla direttiva. Pertanto, non sono previsti requisiti per i monumenti nazionali”.

C’è poi il timore legato alle voci secondo le quali diventerebbe non possibile affittare o vendere gli immobili più inquinanti. A tal proposito, Cuffe ha sottolineato che “la direttiva non introduce alcun limite di questo tipo”. E ha aggiunto: “So che legislazioni in questo senso sono state adottate in Francia o in Olanda. La scelta è prettamente nazionale”.

L’iter della direttiva europea sulle case

Cuffe ha spiegato che “ciascun Paese sarà chiamato a mettere a punto il proprio piano nazionale di ristrutturazione degli immobili. In altre parole, l’intero processo sarà guidato dalle condizioni nazionali, e dipenderà dallo stock degli edifici, dalla disponibilità di materiali e di lavoratori”. 

A tal proposito, il relatore nel Parlamento europeo della proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli immobili ha sottolineato: “Vogliamo essere certi di non imporre richieste irrealistiche ai proprietari o agli occupanti. E' detto chiaramente nell’articolo 3, comma 4 del testo in discussione. La Commissione sarà chiamata a valutare il livello di ambizione del singolo piano e verificare, tra le altre cose, che ci sia stato una consultazione pubblica (...) Insomma, c’è una attenzione significativa sull’approccio nazionale alla ristrutturazione”.

Cuffe ha quindi affermato che a livello di commissione si doveva votare a fine gennaio, ma su richiesta dei popolari il voto è stato spostato al 9 febbraio, “una volta approvato il dossier in plenaria, inizieranno i negoziati con il Consiglioprobabilmente a marzo”.

Fonte: idealista.it gennaio 23

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