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Case green, arriva il primo sí del Parlamento europeo alla Direttiva

15/03/2023

Case green, arriva il primo sí del Parlamento europeo alla Direttiva

È arrivato il primo via libera dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo alla proposta di revisione della direttiva europea sulle case green che tanto sta facendo discutere. Seguiranno a marzo l’esame in Plenaria e successivamente il negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Il percorso sarà ancora lungo e il testo della direttiva Energy performance of building direttive (Epbd) potrà subire modifiche rispetto a quelle già registrate prima di diventare definitivo. In Italia, nel frattempo, permangono le perplessità e i timori sulle possibili conseguenze del provvedimento.

La Relazione ITRE della Commissione Industria del Parlamento europeo sulle case green è stata approvata con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astenuti. Come previsto, sono stati approvati tutti gli emendamenti di compromesso. Gli eurodeputati italiani dei tre partiti della maggioranza hanno votato contro. Via libera dunque alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici.

Nei giorni scorsi i gruppi politici dei Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra hanno raggiunto in Parlamento un compromesso, inserendo nel testo la possibilità per i Paesi membri di valutare diversi fattori come i prezzi delle materie prime troppo elevati, l’impossibilità tecnica di realizzare gli interventi e la scarsa disponibilità di manodopera qualificata. Tali eccezioni potranno essere applicate fino a un massimo del 22% degli immobili (in Italia, sono 2,6 milioni di fabbricati residenziali) e non potranno andare oltre la scadenza del 1° gennaio del 2037.

Già qualche giorno fa, Seán Kelly, relatore del testo per i popolari, al quotidiano economico Il Sole 24 Ore aveva fatto sapere: “Molti Paesi hanno spiegato di ritenere gli obiettivi troppo ambiziosi rispetto al loro parco immobiliare”. Aggiungendo: “Stiamo quindi cercando di introdurre qualche elemento di flessibilità nell’applicazione della direttiva (...) Nelle nostre discussioni a livello di relatori, c’è l’evidente impegno di trovare una intesa, senza però diluire troppo il testo”.

dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha affermato che la direttiva “va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa”. Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, ha detto: “L’Italia non può affrontare il tema dell’efficientamento energetico degli immobili come gli altri Paesi. Il governo presenterà un suo piano. C’è una peculiarità del nostro Paese e il governo difenderà questa peculiarità”. Adolfo Urso, ministro per le Imprese, ha spiegato: “È nostra intenzione negoziare in Europa per degli obiettivi realistici e modalità di attuazione che non mettano in difficoltà le imprese e le famiglie”.

Case green, cosa prevede la direttiva Ue

La direttiva Ue sulle case green prevede un graduale miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili. In particolare, prevede una classe energetica obbligatoria minima per gli edifici residenziali pari alla E nel 2030 e alla D nel 2033. E secondo le stime Enea, 11 milioni di abitazioni (il 74%) sarebbero in classe energetica inferiore alla D.

La direttiva però sembra prevedere delle deroghe. Nello specifico, i possibili immobili esclusi dalla direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici apparterrebbero principalmente a tre categorie: edifici e monumenti sottoposti a tutela (immobili storici o dal particolare valore architettonico); edifici collocati in zone vincolate e protette; edifici residenziali usati meno di quattro mesi all’anno o per un periodo limitato dell’anno o con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’utilizzo durante tutto l’anno, di fatto le seconde case; edifici di culto; strutture considerate temporanee (uffici di cantiere e stabilimenti balneari).

Fonte: idealista.it Marzo 2023

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